Prosit Neujhar: il capodanno viennese a ritmo di valzer
di Felicita Pacini
UNA PAROLA PER MILLE MUSICHE
La parola di gennaio: TRADIZIONE
Prossimo appuntamento: sabato 09 gennaio
Il tradizionale concerto di Capodanno dei Wiener Philharmoniker eseguito nella Sala d’Oro del Musikverein è ormai un immancabile rendez-vous dalla risonanza internazionale, il concerto del 2021 è stato seguito in oltre 90 paesi. Si tratta dell’evento nel quale l’orchestra viennese, guidata da un illustre direttore, rende omaggio al repertorio musicale della famiglia Strauss, del padre Johann e dei figli Johann, Eduard e Josef, e di altri autori coevi, per inaugurare l’inizio dell’anno nuovo. Lo stesso concerto viene realizzato anche il 30 e il 31 dicembre per San Silvestro, però solamente quello di Capodanno viene trasmesso in diretta televisiva.
Ma da dove proviene questa tradizione squisitamente viennese che, col tempo, ha richiamato su di sé una così vasta attenzione?
L’origine popolare del valzer non è definibile con precisione ma è certo che, dalla seconda metà del Settecento, questa danza cominciò a diffondersi in Europa e fu un’espressione artistica davvero rivoluzionaria per il tempo: bisogna considerare che fino ad allora era stato il minuetto – danza in ritmo ternario dai movimenti ben misurati e composti, di estrazione aristocratica – il ballo di corte per eccellenza. Il valzer, invece, aveva tutt’altra natura: si trattava di un ballo anch’esso in ritmo ternario a coppia chiusa che richiedeva uno stretto contatto fisico per permettere al cavaliere di sollevare la dama e farla volteggiare; ed ebbe un successo tale che, pur nascendo come ballo popolare, conquistò gradualmente anche il mondo dei nobili.
Il valzer, abbiamo detto, si ballava in tutta Europa; fu però a Vienna che, all’inizio dell’Ottocento, assunse un’importanza capitale grazie a Johann Strauss (1804-1849). Questi era nato nella locanda del padre dove fin da piccolo ascoltò i canti e le esibizioni musicali dei viandanti e dei marinai del Danubio che sostavano nel locale. Appena gli fu regalato un modesto violino, Johann cominciò a suonarlo per diletto. I genitori per distoglierlo dagli studi musicali, ritenuti poco redditizi, lo costrinsero a lavorare in una legatoria ma Johann, non sopportando questa attività, fuggì nei boschi viennesi. Qui fu trovato da un violinista di strada che lo riaccompagnò a casa e convinse i genitori a lasciargli impartire le prime lezioni di violino. Solo in seguito, Johann studiò con maestri di rilievo e diventò uno tra i musicisti e i compositori più apprezzati della città. L’abilità di Strauss fu quella di riuscire a cogliere lo spirito popolare viennese che aleggiava nelle birrerie e nelle sale da ballo per poi riversarlo nei suoi valzer, ai quali conferiva un’originalità sorprendente e una dignità di musica seria rispetto al dilettantismo e alla monotonia dei suoi predecessori. Quella del valzer diventò una moda così travolgente da richiedere addirittura la costruzione di nuove grandi sale da ballo capaci di accogliere la folla di danzatori e l’orchestra dominata dal violino. Queste nuove sale, dai mobili e dai tendaggi eleganti, scintillavano di luci e di lumiere in cristallo ed erano decorate con una grande quantità di fiori proprio per ostentare un lusso caratteristico della nascente classe borghese che voleva essere pari a quello aristocratico. È a questo stile che appartiene la Sala d’Oro della Società degli amici della musica di Vienna: una grande sala con il soffitto a cassettoni dorato e dipinto da cui pendono numerosi lampadari di cristallo e che, il primo giorno dell’anno, viene allestita con una profusione di addobbi floreali.
Fu poi il figlio di Strauss, anch’egli Johann (1825-1899), a portare questa nuova musica da ballo nelle sale da concerto e a meritare l’appellativo di “re del valzer”. Egli, sostenuto dalla madre, abbandonò gli studi al Politecnico di Vienna ai quali lo aveva indirizzato il padre per dedicarsi interamente alla musica. Questa scelta audace regalò al mondo capolavori ancora oggi indimenticabili come il Kaiser-Walzer (Valzer dell’imperatore), composto in omaggio all’amicizia tra l’imperatore d’Austria, Francesco Giuseppe, e l’imperatore della Germania, Guglielmo II; l’operetta Die Fledermaus (Il pipistrello) dal carattere brillante e sentimentale; la Tritsch-Tratsch Polka (Polka del chiacchiericcio), composta durante una tournée in Russia, luogo dove tale danza veloce e in tempo binario era molto diffusa, il cui titolo potrebbe riferirsi alla passione viennese per il gossip e, infine, il famoso valzer An der schönen blauen Donau (Sul bel Danubio blu). A Strauss figlio andava, oltre il plauso del pubblico, anche e soprattutto l’ammirazione di insigni musicisti come Liszt, Brahms, Wagner e dell’altro grande omonimo, Richard Strauss, con cui però non condivideva alcuna parentela.
Ma è solo il 22 aprile 1873 che il valzer, gli Strauss e i Wiener si legarono inscindibilmente: avvenne in quella data, difatti, il primo di alcuni incontri tra Strauss figlio e i Wiener Philharmoniker, in occasione della prima esecuzione del valzer Wiener Blut (Sangue viennese) nella sala principale del Musikverein per il Vienna Opera Ball. Questo ballo si tiene ancora oggi nel periodo di carnevale alla Wiener Staatsoper. Dopo la morte di Strauss figlio (1899) la sua musica non trovò continuità nelle esecuzioni dei Wiener. Ciò nonostante, la sua eredità musicale fu raccolta dal direttore d’orchestra viennese Clemens Krauss (1893-1954), che dal 1929 al 1933 diresse i Wiener in un concerto dedicato a Strauss figlio all’interno del Festival annuale di Salisburgo. Nel 1939, in seguito all’annessione dell’Austria al Terzo Reich, in occasione di una raccolta fondi per un’opera d’assistenza sociale, fu allestito il primo concerto di Capodanno con musiche di Strauss figlio eseguite dai Wiener Philharmoniker diretti da Krauss. Nel 1955 a Krauss successe alla direzione del concerto di Capodanno un altro viennese: Willi Boskovsky (1909-1991). Era il primo violino di spalla della medesima orchestra e diresse il concerto per 25 anni rendendo celebre l’antica consuetudine di dirigere l’orchestra dal podio con il violino e l’archetto in mano, alla maniera degli Strauss. Mentre questa tradizione musicale andava consolidandosi, negli anni Cinquanta, con la crescente diffusione della televisione, iniziarono anche le trasmissioni televisive del concerto e, solo per i telespettatori, furono introdotti dei balletti. Fu questa l’occasione perfetta per portare nei salotti di tutto il mondo il caratteristico spirito viennese gioioso ed elegante. In Italia, il concerto è sempre stato trasmesso dalla Rai e, per più di vent’anni, è stato presentato con garbo e simpatia dalla conduttrice Peppi Franzelin. Nel 1980, per problemi di salute, Boskovsky, dovette cedere il podio al direttore statunitense Lorin Maazel che condusse il concerto fino a quando fu deciso di invitare un direttore d’orchestra diverso ogni anno. In questo modo si sono succeduti sul podio direttori d’orchestra di fama internazionale tra cui ricordiamo Herbert von Karajan, Claudio Abbado, Carlos Kleiber, Seiji Ozawa, Gustavo Dudamel, fino al recentissimo Capodanno 2021 diretto -ancora una volta – dal “nostro” Riccardo Muti.
A conferma del fascino esercitato dalla tradizione musicale viennese in ogni epoca e in ogni luogo, riporto un episodio raccontato dal direttore d’orchestra tedesco Wolfgang Sawallisch nell’autobiografia. Egli ricorda che, durante la tournée del 1964 negli Stati Uniti alla guida dell’altra importante orchestra viennese dei Wiener Symphoniker, assistevano ai suoi concerti molti emigrati austriaci ed ebrei viennesi che erano riusciti a sfuggire al regime nazista. Questi salutavano i connazionali con un tale entusiasmo che contagiava anche gli americani, che per serate intere si beavano dei valzer di Johann Strauss. Era, secondo Sawallisch, come se lui insieme alla sua orchestra dall’inimitabile sonorità viennese, rappresentasse per gli americani l’emozione di un viaggio a Vienna spesso sognato ma mai effettuato. «Perché noi, a differenza delle orchestre americane, offrivamo la Vienna originale! E Vienna era una chiave che apriva le porte e i cuori».
Ed ora, sulle note di un valzer viennese, brindiamo e auguriamoci un felice anno nuovo: Prosit Neujahr!!