Prossimo appuntamento: 5 febbraio

Martedì 8 febbraio 2022, presso il Cinema La Compagnia di Firenze, si presenterà l’occasione di assistere al concerto di apertura della rassegna “Prospettive 2022” dell’orchestra La Filharmonie. Nel programma compare, oltre alla scintillante sinfonia “Haffner” di Mozart e alla prima italiana delle “Konsgaard variations” di Anders Hillborg, anche una composizione oggi di rara esecuzione: il concerto per violino op. 14 di Samuel Barber.

È certo che molti dei nostri lettori conosceranno già questo compositore per il celebre “Adagio for strings” che l’autore derivò da un arrangiamento del movimento centrale del suo primo quartetto d’archi. Quella prima esecuzione, a New York il 5 novembre 1938 sotto la direzione di una bacchetta prestigiosa come quella di Arturo Toscanini, contribuì senz’altro a rivelare questo brano al grande pubblico e a consegnare Barber al successo internazionale. Ma quale figura si cela dietro quei 7 minuti e mezzo di musica dai tratti così languidi e elegiaci da essersi aggiudicati, in un sondaggio inglese del 2004, il titolo di “brano più triste della storia”?

5 nov. 1938 : Arturo Toscanini dirige la NBC Symphony Orchestra, Adagio for strings

Samuel Barber nacque a West Chester in Pennsylvania nel 1910. Annunciò la sua vocazione per la musica in una nota scritta alla madre all’età di nove anni: “I was meant to be a composer and will be I’m sure … Don’t ask me to try to forget this unpleasant thing and go play football – please” (“Ero destinato a essere un compositore e lo sarò sicuramente … Non chiedermi di provare a dimenticare questa cosa spiacevole e di andare a giocare a football – per favore”). 

Il giovane Samuel iniziò lo studio del pianoforte all’età di sei anni, cominciò a comporre a sette, occupò la posizione di organista nella chiesa presbiteriana a dodici e sviluppò la sua voce da baritono fino al punto di pensare di intraprendere una carriera di cantante professionista. Entrato a tredici anni nel Curtis Institute di Filadelfia, studiò pianoforte con Isabelle Vengerova, composizione con Rosario Scalero, canto con Emilio de Gogorza e direzione con Fritz Reiner. È sempre al Curtis Institute che, nel 1928, Barber incontra quello che diventerà il fondatore del Festival dei Due Mondi di Spoleto, Gian Carlo Menotti, con il quale stringerà un duraturo sodalizio personale e professionale. Intraprese poi molti viaggi in Europa che gli permisero di emanciparsi dall’influenza dello stile conservatore di Scalero e mettere a punto un proprio linguaggio musicale. Nel 1935 vinse l’importante Prix de Rome per la composizione e in questa città tornò spesso come fellow dell’Accademia americana. Nel 1937 fu il primo compositore americano a partecipare al Festival di Salisburgo. Rientrato negli Stati Uniti, si dedicò all’insegnamento di direzione corale e orchestrazione al Curtis Institute. Dal 1942 al 1945 fece parte dell’Air force per la quale compose una sinfonia e, al termine della guerra, si stabilì a Mount Kisco dedicandosi interamente alla composizione insieme a Menotti. Negli ultimi decenni della sua vita, a causa di problemi di salute, la sua produzione decrebbe significativamente. Morì il 23 gennaio 1981.

In ordine: facciata del Curtis Institute a Filadelfia, Samuel Barber e Gian Carlo Menotti

La produzione musicale di Barber comprende una vasta gamma di composizioni, orchestrali, cameristiche, pianistiche, operistiche, corali, vocali, scritte in quello che lui riteneva, senza pretese e insistentemente, uno stile personale “born of what I feel … I am not a self-conscious composer”. Il suo rigore stilistico e l’uso delle forme musicali tradizionali gli fecero guadagnare la reputazione di classicista e neoromantico. Questo aspetto si può notare in modo particolare nella scelta delle fonti poetiche per la sua scrittura vocale. Gli studiosi Thomas Hampson e Carla Maria Verdino mettono in evidenza l’originalità del suo stile, mostrando che, in tutto il suo catalogo, Barber aderì sempre alla sua voce interiore, una voce ricca di sottigliezza e sontuosità che si basava profondamente sulla melodia, la polifonia e le strutture musicali complesse. E nell’insieme, il tutto è sigillato da un istinto infallibile per le proporzioni aggraziate e un’affinità palese per il pensiero e l’emozione romantici. 

Della produzione barberiana ricordo qui solo alcuni titoli, tra cui le opere liriche “Vanessa” (1958) e “Antony and Cleopatra”(1966); i due “Essay” per orchestra (1937, 1942); le musiche per il balletto “Medea” con Martha Graham (1946); il concerto per violoncello op. 22 (1945). Ma forse è come prolifico autore di songs che questo compositore statunitense rientra nello spirito più propriamente romantico. L’amore per la poesia e la sua profonda conoscenza della voce umana – lui stesso era un baritono – ispirarono tutta la sua scrittura vocale. Il pianista John Browning, per il quale Barber compose il suo concerto per pianoforte, ricorda come questi tenesse sempre presso di sé uno o due volumi di poesia. Nell’impeccabile scelta dei testi per le sue liriche, Barber era attratto da un’ampia varietà di scrittori, dall’antica tradizione dei bardi irlandesi, fino ai simbolisti francesi, e ai suoi contemporanei come  James Joyce, e lo scrittore e giornalista americano James Agee. L’edizione completa dei Collected songs registrate per la Deutsche Grammophon da Thomas Hampson, Cheryl Studer, John Browning e l’Emerson String Quartet nel 1994 ci ha rivelato l’ampiezza dell’ispirazione vocale di Barber e ha offerto dieci liriche inedite. Queste composizioni per voce e pianoforte, se prese insieme alle due composizioni per voce e orchestra “Knoxville: Summer of 1915” su parole di James Agee e “Dover Beach” su un testo vittoriano di Matthew Arnold, fanno di Samuel Barber uno degli autori di liriche più interessanti del XX secolo.

Articolo di Felicita Pacini

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