Prossimo appuntamento: sabato 4 dicembre

Trovandomi per qualche settimana a Londra, un pomeriggio ho deciso di visitare il museo del Royal College of Music (RCM). Quest’ultimo, uno dei conservatori più importanti al mondo, è stato fondato nel 1883 sotto la direzione di George Grove – lo stesso musicologo che diede il nome al celebre dizionario della musica e dei musicisti. Qui si sono formate alcune tra le più importanti figure della scena musicale inglese e internazionale: musicisti come Vaughan Williams e Benjamin Britten; direttori d’orchestra come Leopold Stokowski e Sir Roger Norrington; cantanti come Dame Joan Sutherland. Il RCM include anche diversi complessi strumentali – cinque orchestre, due jazz bands e la RCM International Opera School – che sono celebrati per la loro vitalità e per l’eccellenza delle loro performances. Infine, questo imponente palazzo in stile neogotico vanta un’invidiabile ubicazione: si trova in South Kensington, una zona ricca di musei dedicati alla scienza e alle arti, e di fronte alla Royal Albert Hall, la grande sala da concerti, la cui forma richiama gli anfiteatri romani. 

Il museo del RCM è situato all’interno del College e di recente, dopo alcuni lavori di riqualificazione, ha riaperto le porte al pubblico. Il nuovo museo vuole offrire ai suoi visitatori un’esperienza interattiva, arricchita dalle esibizioni musicali degli studenti della scuola, e vuole promuovere un innovativo centro di creazione musicale. «Il Royal College of Music Museum è una meravigliosa aggiunta alla scena culturale di Londra e non sarà un luogo silenzioso e antiquato ma uno spazio filled with music» – ha spiegato il professor Gabriele Rossi Rognoni, curatore del RCM Museum e docente della Conservatorio – « sono entusiasta, tanto quanto i visitatori, di offrire ai nostri studenti l’esperienza unica di possedere una così ricca collezione in loco, oltre ai lavori di conservazione e alle esibizioni storiche, per completare la loro educazione».  Ciò che mi ha affascinato di questo museo è che non è stato concepito solo come un luogo pieno di “antiques”, ma mira invece ad essere uno spazio educativo musicale a 360 gradi. I visitatori hanno la possibilità di interagire con più di cinquecento anni di storia della musica: la mostra permanente permette di ammirare, tra altri 56 strumenti selezionati da una collezione di circa 1.500 pezzi, la più antica chitarra del mondo e il primo strumento a tastiera con le corde. Il RCM Museum dà accesso al cuore del patrimonio della sua istituzione attraverso tre aree chiave – «Music is Creation, Music is Craft and Music is Performance» – ciascuna delle quali esplora il processo creativo della musica, dalla nascita di una nuova idea, attraverso la sua realizzazione artigianale, fino a quella performativa. 

Per non danneggiare gli antichi strumenti suonandoli troppo spesso, il museo ha creato anche un centro di digitalizzazione volto a migliorare l’esperienza dei visitatori. La collezione del museo è pubblicamente disponibile in diverse mostre digitali appositamente curate, che esplorano la collezione principale mettendone in luce gli oggetti più significativi, i compositori e i temi più rappresentativi del museo. In aggiunta, è disponibile online l’ampia collezione della Biblioteca del RCM che, insieme a quella del museo, ha ricevuto il prestigioso status designato dall’Arts Council England in riconoscimento del loro eccezionale significato culturale. 

Harpsichord, Alessandro Trasuntino, Venice, 1531

Il museo è in grado di raccontare la propria storia anche attraverso l’arte, includendo al suo interno il ritratto del castrato Farinelli e quello di Haydn, che soggiornò a Londra tra il 1791 e il 1795, dipinto da Thomas Hardy. Il piano superiore del museo ospita mostre temporanee, come quella attualmente in corso intitolata Musical Portraits in Bohemian London (1870-1930), con la quale i visitatori possono imparare come l’arte e la musica si incontrano.

In ultimo, il museo è un’eccezionale risorsa per l’apprendimento degli studenti dello stesso istituto, e non solo. I musicisti che studiano presso il RCM hanno accesso agli strumenti e anche gli esperti possono completare la loro ricerca e i loro studi con l’esperienza diretta. In aggiunta, gli studenti potranno fare volontariato con attività educative guidate al museo rivolte ai bambini della scuola primaria e secondaria. 

La missione del museo si fonda dunque su quattro pilastri: display digitali, educazione, performance e ricerca. Invito il lettore ad approfondire ulteriormente con la lettura degli interessanti progetti promossi dal Museo (https://www.rcm.ac.uk/museum/projects/). 

A conclusione di questa, seppur breve, illustrazione ritengo si possa considerare il Royal College of Music Museum un esempio virtuoso di valorizzazione del patrimonio musicale in entrambe le sue componenti, sia quella materiale che immateriale. Non dimentichiamo infine che, come nella maggioranza dei musei londinesi, l’accesso è gratuito e costa soltanto… un po’ di curiosità!

Il Farinelli di Thomas Hardy

Articolo di Felicita Pacini

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