UNA PAROLA PER MILLE MUSICHE

MUSICA IN PANDEMIA

Prossimo appuntamento: sabato 22 maggio

Cosa proviamo quando ascoltiamo un concerto? Qual è la relazione che instauriamo con l’interprete o gli interpreti? Esiste una dimensione della collettività vissuta in queste occasioni? Tutte queste questioni, studiate dalle performance studies, sono state messe in stand-by dal recente periodo pandemico, che ha visto il trasferirsi della realtà tangibile dell’evento su piattaforme online. Chiamiamo concerto anche le dirette streaming, che hanno inondato la rete durante questo periodo di chiusura, nonostante questi abbiano cambiato il fenomeno tradizionale dell’ascolto, che prima prevedeva sempre anche una rete relazionale e sociale. Con l’articolo di questa settimana, nel quale riportiamo un’intervista con Nima Keshavarzi, problematizzeremo l’argomento delle performance musicali trasferitesi dalla realtà vissuta delle sale da concerto alle nostre case. 

La musica si è legata strettamente al periodo della pandemia, divenendo uno strumento di comunicazione e di intrattenimento. Chi sono gli attori e i protagonisti di questo avvenimento? Molti amatori si sono dilettati con la musica, basti a pensare ai canti sui balconi dove il fare musica e vivere la musica in maniera genuina ed intuitiva ha anche avuto una chiara funzione di supporto sociale. Questa esperienza ‘dal vivo’ si riversa anche sui social: tanti si avventurano in dirette, per esempio suonando la chitarra con i propri figli, o lanciando contest musicali con amici su gruppi whatsapp dal titolo Canta che ti passa condividendo così pillole musicali divertenti. La musica, dunque, ripristina un suo ruolo taumaturgico, diventa un modo per abolire la distanza creatasi tra di noi. 

Oltre a quest’ultimo aspetto delle musiche in rete c’è però anche l’avventura dei professionisti dello spettacolo. La loro esperienza online non mira solo all’intrattenimento ed al fare musica per farci compagnia, ma diviene l’unica possibilità di poter portare avanti la loro ricerca, lavoro e pensiero musicale-intellettuale in condizioni veramente difficili ed inconsuete per quanto riguarda il settore della musica. Sono tante le domande che sorgono e sulle quali c’è ancora molto dibattito nel mondo musicale: come può un musicista sentire le stesse emozioni di fronte ad una telecamera? quali sono stati le difficoltà dei musicisti in questa esperienza da remoto? quale il valore di un evento online? Queste domande rimangono sicuramente aperte, non potendo ancora trarre conclusioni da esperienze tanto vicine; nell’intervista di seguito riportata potremo però vedere da vicino come l’orchestra giovanile La Filharmonie, sotto la guida di Nima Keshavarzi, si sia relazionata con queste problematiche e come abbia affrontato questo periodo particolare.

Cosa pensi del modo in cui la musica è stata fruita sui social e online? Si può vedere una certa evoluzione dei contenuti durante questo lungo periodo pandemico?

Nel primo periodo di lockdown c’è stata una valanga di contenuti sulla rete; spesso abbiamo visto dei video collettivi, direi di sostegno reciproco, realizzati in sede separata dai vari artisti e poi montati insieme. Ho partecipato anch’io perché lo shock iniziale era enorme e non c’erano alternative. Si trattava di una sorta di empatia collettiva tra i musicisti attraverso iniziative simboliche piuttosto che progetti veri e propri. Nella parentesi estiva sembrava che potessimo tornare alla normalità e che finisse presto questa “avventura virtuale”. Invece è arrivata la nuova chiusura: le grandi orchestre, nel frattempo, si erano preparate a fare dei prodotti digitali professionali ed è partita la stagione dello streaming. La rete è diventata immediatamente piena di contenuti e di proposte e ci siamo messi in gioco anche noi.

In questo crogiolo di proposte qual è stata la vostra linea? Come avete cercato di trovare un vostro spazio all’interno di questo panorama tanto saturo?

Oggi, ascoltare musica in streaming – in diretta o differita – non è l’unica scelta: in rete ci sono già tanti concerti del passato integralmente registrati e gratuitamente disponibili. Spesso se non si è particolarmente legati agli artisti che realizzano un determinato streaming, o non si vuole fare un atto di solidarietà, c’è poca urgenza di ascoltare questi concerti in diretta. Per un’orchestra giovanile come la nostra, la sfida è stata ancora maggiore: oltre a doverci presentare su piattaforme già sature di proposte, abbiamo pensato a cosa proporre per differenziarci. Bisogna proporre qualcosa di originale, non possiamo essere l’ennesima orchestra che esegue le grandi sinfonie, disponibili già in rete con eccellenti registrazioni del passato e del presente. Così abbiamo ideato progetti innovativi o rivisitazioni in chiave interdisciplinare del repertorio classico.

 

La scorsa settimana avete realizzato le Tre novelle dal Marcovaldo, che rispecchia proprio questa scelta interdisciplinare. Si può pensare che la scelta del Marcovaldo sia stata dettata anche da uno sguardo critico sul presente, in quanto, come ha ricordato anche il compositore Francesco Sottile, “non c’è cosa più interessante della realtà a noi circostante”?

Effettivamente l’opera di Calvino parte proprio da una riflessione sulla ‘solitudine urbana’ dell’uomo, condizione che ovviamente la pandemia ha ingrandito ancora di più. La curiosità di guardare al presente – e quindi la volontà di proporre un programma che possa riflettere ciò che viviamo – è stata determinante anche nella scelta dell’Histoire du Soldat, scritta da Stravinskij proprio durante una pandemia. Successivamente abbiamo realizzato la rassegna Sogni di una notte d’Inverno; in questo caso si trattava di tre spettacoli a confine tra teatro e musica dove l’azione teatrale raccontava le vicende biografiche o le storie delle musiche stesse. Certo, le musiche eseguite in queste occasioni (Peer Gynt di Edward Grieg, Siegfried Idyll di Richard Wagner e i brani di Sibelius, Debussy e Bartok) fanno parte del repertorio più conosciuto ed eseguito; nel nostro caso, però, non si è trattato di un concerto-esecuzione ma, come ho spiegato prima, di una rivisitazione in chiave creativa.

Come è stata la reazione del pubblico, quali cambiamenti avete notato?

E’ stato un successo, perché abbiamo incontrato nuovi pubblici che prima non sapevano neanche della nostra esistenza. Mi hanno emozionato i commenti sotto i nostri streaming, e mi fa piacere rivedere questi spettacoli. Questo ci potrà fare del bene anche in futuro, perché nel momento in cui torniamo a fare musica in presenza, incontreremo una platea più ampia. Il progetto dello streaming è stato accompagnato da una serie di contenuti divulgativi sulle piattaforme digitali e i social media che hanno aumentato il nostro raggio di azione. In questo periodo difficile è stato particolarmente bello poter condividere ancora la nostra musica con il pubblico.

 

Puoi sottolineare un aspetto positivo ed uno negativo in questa parentesi online della vostra vita orchestrale?

Dopo questa esperienza, e pensando al graduale ritorno alla normalità, mi chiedo quale possa essere l’eredità della pandemia; e rispondo, la creatività. Lo streaming è necessariamente un prodotto diverso e non potrà mai sostituire il concerto dal vivo, ma potrà trovare una sua strada se è frutto di un atteggiamento curioso e alternativo, e se riusciremo a trasformare la rete in uno spazio di dialogo, aperto e interdisciplinare. 

Una cosa importante che è mancata a noi musicisti in questo periodo è stato il live. L’assenza degli ascoltatori incide inevitabilmente sull’esito di un’esecuzione e questo ci fa capire quanto è attiva la partecipazione del pubblico nella resa del singolo musicista e dell’intera produzione. Apparentemente ci sentiamo più comodi senza la platea, con meno ansia da prestazione, ma presto ci si accorge che suonare davanti alle telecamere è carente di quella carica di adrenalina che rende ogni concerto un evento singolare nonostante le imperfezioni. Una volta aperto il sipario ci offriamo all’ascoltatore e finito il concerto non è più possibile ritoccare, riaggiustare: una bella sfida! 

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IL CANALE YOUTUBE LA FILHARMONIE: https://www.youtube.com/channel/UCJNgEB1DtFy37AwEZWhAx8g/videos

 

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